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Comunità Bodhidharma

Tempio Dharmayana - Valle Aurina - Ahrntal
ABOUT

Centro per la pratica meditativa della Comunità Bodhidharma 

associata all'Unione Buddhista Italiana

ll Centro di Meditazione Comunità Bodhidharma di Valle Aurina offre a gruppi e singole persone la possibilità di fare esperienze lungo la via spirituale e di sviluppare il proprio potenziale interiore attraverso lo studio della filosofia buddista, la pratica intensiva della meditazione e pratiche devozionali.

Il Centro fa riferimento al Tempio Musang Am e all'abate Venerabile Taehye sunim 大慧스님/Mahapañña.

Il centro monastico della Comunità Bodhidharma è associato all'Unione Buddhista Italiana (Ente religioso riconosciuto ai sensi del DPR del 3.1.1991).

CLASSES
TESTIMONIAL

 

 

 

 

 

 

I principi ai quali si ispira la Comunità Bodhidharma

 

Le Quattro Nobili Verità

Siddhartha Gautama nacque a Kapilavastu (Nepal) circa 566 a.c.  Secondo la tradizione, all’età di 29 anni lasciò la casa per essere un monaco itinerante, e  diventò Buddha (“Risvegliato”) all’età di 35 anni. Dopo insegnò alla gente fino alla morte all’età di 80 anni. 

Al momento del "Risveglio" Siddhartha riconobbe quattro verità fondamentali dell'esistenza:

1) nella vita di tutti gli esseri senzienti c’è inevitabilmente dolore, consistente nell'invariabilità delle sue condizioni: nascita, malattia, morte, mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che  non piace, separazione da ciò che si ama;

2) l'origine del dolore è la “sete”: il desiderio dei piaceri, il desiderio di esistere e il desiderio di annichilimento; dalla sete primordiale derivano tre radici del male: concupiscenza (brama), aggressività e ottenebramento (cecità mentale);

3) questa sete generatrice delle rinascite va estinta realizzando la chiara consapevolezza e la liberazione dai condizionamenti (Nirvana);

4) la Via che conduce alla liberazione dal dolore è il Dharma, la cui essenza è il Nobile Ottuplice Sentiero.

Siddhartha ad un certo punto della sua vita s'era reso conto che l'ascetismo estremo non faceva che respingere a livelli più profondi di coscienza, rafforzandoli, gli impulsi e gli istinti ch'egli presumeva di sradicare.

La retta via  - disse Buddha -  sta nella Via Mediana. Il segreto della felicità sta nella rinuncia ai desideri egocentrici. Infatti ogni desiderio soddisfatto porta a maturarne un altro ancora più grande. Rinunciare ai desideri significa rinunciare a una inutile sofferenza. La condizione suprema della felicità è quella del Nirvana, in cui l'uomo è felice pur non desiderandolo, è felice perché ha vinto l'Illusione cosmica (maya).

 

La legge della causalità

Nel suo insegnamento il Buddha nega l’esistenza intrinseca di tutte le cose fisiche e mentali, motivando ciò col fatto che ogni fenomeno trae la propria realtà da altri, che ne sono la causa. Solo il Nirvana sfugge a tale processo, in quanto  è una dimensione incondizionata. Lo stesso "io" non è che una successione di stati di coscienza fondati sui pensieri, sensazioni e parvenze fisiche. L'io, se lo si intende come una realtà sostanziale, non è che un'illusione.  Un’essere che non riesce a sottrarsi all’illusione, è destinato a rinascere (samsara) fino a quando non si sarà liberato interamente.

 

I dharma

Secondo i buddhisti l'io non è un'entità indipendente, ma è una combinazione di dharma o elementi dell’esistenza, di tipo materiale, sensitivo, percettivo, volitivo,  e di impulsi innati:

non esiste l'unitarietà dell'io né la sua personale immortalità.

Le parti costitutive dell'io, o meglio, i fenomeni psico-fisici dell'esistenza vengono classificati come aggregati, basi ed elementi.

Gli aggregati sono cinque:

- forma o materia (il proprio corpo, elementi fisici del mondo);

- sensazioni;

- percezioni ;

- tendenze, ossia costruzioni psichiche soggettive o propensioni karmiche (complessi innati derivati dall'ignoranza);

- coscienze (scorrere dei pensieri; cinque coscienze collegate ai sensi, coscienza mentale, coscienza “pensatore” e “coscienza deposito”).

Le Basi sensoriali sono dodici:

1) sei sono interne:

occhio, orecchio, naso, lingua, corpo e mente, cui corrispondono

2) sei esterne:

 oggetti visibili, suoni, odori, sapori, oggetti tangibili, idee.

Gli Elementi sono diciotto:

sei basi interne; sei basi esterne

e le sei rispettive coscienze che costituiscono l'elemento mentale: per cui si può parlare di 18 elementi effettivi (dhatu).

Questa triplice classificazione è basata sul fatto che il modo di apprendere è diverso tra gli esseri umani: in altre parole i dharma costituiscono l'infinita varietà dei modi della realtà e quindi gli infiniti accadimenti della nostra esistenza, frutto di azioni compiute in passato e semi di eventi futuri.

Io e mondo sono il risultato dell'unione di vari dharma, che fluiscono continuamente in un perenne gioco di associazioni e dissociazioni, di aggregazioni e disgregazioni, guidato dalla legge di causa ed effetto, di karma e frutti di karma.  La legge del karma  (“azione”) è una sorta di principio retributivo, secondo il quale gli esseri sono costretti a rinascere finché c’è il “combustibile” dell’ignoranza.  Questa circolazione è la ruota della vita.

 

Il Nobile Ottuplice Sentiero

Sul piano pratico il buddhista, per arrivare all'eliminazione definitiva e permanente dei ”veleni mentali” , deve seguire le otto pratiche fondamentali del Dharma:

1) retta visione, per cui si contempla la realtà com'è, senza inquinarla coi propri complessi inconsci, abitudini inveterate, pregiudizi, ripugnanze innate, limitazioni caratteriali, memoria automatica ecc.;  

2) retta intenzione, senza pensieri egocentrici ;

3) retta parola, cioè sua perfetta corrispondenza, senza enfasi né sciatteria, con l'oggetto enunciato;

4) retta azione (non uccidere, non rubare ecc)

5) retti mezzi di sussistenza, cioè il saper mediare fra le necessità della vita fisica sulla terra e i fini spirituali che ognuno si propone di conseguire;

6) retto sforzo, cioè saper adeguare esattamente ogni iniziativa all'importanza dello scopo da conseguire;

7) retta consapevolezza, presenza mentale, cioè consapevolezza del corpo, delle sensazioni, della mente e degli  elementi dell’esistenza;

8) retta meditazione profonda o contemplazione  (samadhi)

 

Il Nirvana

Seguendo questi otto passi l'uomo giunge alla perfezione ed entra nel Nirvana, il quale  rappresenta la completa estinzione degli “influssi impuri” (ignoranza, brama, aggressività) e superamento dell’io illusorio, raggiungibile anche in vita e quindi definibile in senso positivo come stato di pace totale, di beatitudine assoluta e di comprensione della verità ultima.

 ll Nirvana sfugge a qualsiasi definizione, poiché rappresenta la fine delle limitazioni della nostra coscienza e il passaggio a un'altra dimensione di esistenza, “immortalità” secondo le parole del Buddha.

Il Nirvana è la realizzazione dell’incondizionato, senza tempo, senza attributi; non è divino né non-divino.  Il nirvana definitivo (Parinirvana) significa interruzione della catena delle rinascite (samsara). 

 

La Meditazione

Il mezzo fondamentale per percorrere l'Ottuplice sentiero è la meditazione, che si sviluppa su tre linee diverse e complementari:

1) Acquietamento o concentrazione  (shamatha)

Si propone una condizione di totale trasparenza immobile della coscienza. Consiste nel focalizzare l'attenzione su un solo oggetto, da utilizzare come supporto per il processo, operando una graduale esclusione degli stimoli sensoriali periferici, che sono i desideri di essere stimolato, avversione, torpore, irrequietezza, scetticismo.

2) Visione penetrativa o intuizione  (vipashyana)

Consiste in una vigile attenzione rivolta ai fatti fisici, anche minimi, e ai processi mentali. Consapevolezza del corpo, delle sensazioni, della mente e dei fattori mentali, così da realizzare la vera natura della realtà, che è soggetta alla legge di causa ed effetto, è impermanente e  priva di una essenza intrinseca.

3) Meditazione profonda (dhyana)

Praticando sia la meditazione concentrativa che la consapevolezza lo yoghi (meditatore) realizza la serena chiarezza, silenzio meditativo.  Questa si può manifestarsi in  diversi livelli. I primi quattro livelli sono: quieta felicità, fine del pensiero logico-discorsivo, fine dei fattori emotivi, fine della dicotomia felicità/infelicità. I livelli superiori sono: spazio infinito, coscienza infinita, nullità e né-pensiero-né-non-pensiero.  Con la meditazione profonda il mondo viene appreso "così com'è".  Cresce la consapevolezza universale.

 

I Testi canonici

I testi sacri riconosciuti come autentici dal Buddhismo sono raccolti in tre Canoni (in pali: Tipitaka, in sanscrito: Tripitaka), denominati, in base alle scritture usate, pali, cinese e tibetano.

Il Canone Pali, prima trasmesso oralmente e poi scritto nel I sec. a.c., è chiamato anche Tipitaka (“Tre canestri”), perché raggruppa il corpus in tre parti.  Infatti i libri di ogni raccolta, anticamente iscritti su fogli di palma, potevano essere contenuti in una grande cesta.  Esso rappresenta una sintesi delle dottrine predicate dal Buddha  e delle teorie elaborate dalla scuola Theravada.

1) La prima cesta (Vinaya) comunica le regole da osservare nelle comunità monastiche; essa si compone di tre raccolte di libri: sono talmente voluminosi che per leggerli tutti, al Concilio di Rangoon (1954), ci vollero 169 sedute in 46 giorni;

2) La seconda cesta (Sutta) parla delle conversazioni di Buddha coi suoi discepoli ed è il doppio della prima; la recita dei sutta è la base del culto e della meditazione di monaci e laici. Il loro linguaggio è poetico, le composizione sono ritmiche, molto convincenti le spiegazioni di difficili tematiche spirituali e psicologiche. Questa cesta contiene p.es. gli aforismi del Dhammapada e anche 547 leggende relative alle esistenze precedenti del Buddha (Jataka);

3) La terza cesta (Abhidhamma) fornisce la spiegazione dei principali dogmi del Buddismo contenuti appunto nei Sutta (metafisica). Questi testi sono stati composti da ignoti autori dal III al I sec. a.c. e sono ad uso degli specialisti.

Il Canone Mahayana (Tripitaka), nato cinque-sei secoli dopo la morte del Buddha, varia molto, come suddivisione e denominazioni. Principalmente ci sono due versioni: il canone est-asiatico (usato in Cina, Vietnam, Corea e Giappone) e il canone tibetano (usato in Tibet e in Mongolia). I testi sono originariamente scritti in gandhari e in sanscrito,  poi tradotti in cinese e in tibetano.  La tradizione Mahayana, i cui testi sono molto estesi, sostiene che Buddha avrebbe riservato la parte più sottile della sua verità alle generazioni posteriori. Un'edizione del Canone buddhista, il Taisho Shinshu, stampato a Tokyo, comprende ben 100 volumi. Tra le numerose scritture del Mahayana meritano d'essere ricordati i 40 Sutra della perfetta saggezza, i Sutra della Terra pura (del Buddha Amitabha) e  il Sutra del Loto.  Nel canone tibetano ci sono sutra e tantra (testi esoterici) e anche testi scritti dai lama importanti, per esempio il famoso Libro tibetano dei morti.

 

I principi etici di vita

I precetti fondamentali del Buddhismo, per quanto riguarda i principi etici di vita (shila) sono divisi in diversi gruppi: i cinque precetti dei praticanti laici, gli otto precetti degli asceti (yoghi), i dieci precetti dei novizi e delle novizie  e moltissimi precetti dei monaci e delle monache. In pratica si tratta degli stessi precetti, cui ogni volta se ne aggiungono altri.

I cinque precetti sono:

  • non uccidere alcun essere vivente,

  • non prendere l'altrui proprietà,

  • non tenere un comportamento sessuale scorretto,

  • non dire menzogne,

  • non bere bevande inebrianti.

Nel mahayana i praticanti laici e monastici possono prendere anche i voti e precetti del bodhisattva, promettendo di aiutare gli esseri senzienti verso il risveglio anche nelle rinascite future.  I quattro grandi voti del bodhisattva sono:

Faccio voto di liberare gli innumerevoli esseri senzienti.

Faccio voto di estirpare le infinite contaminazioni.

Faccio voto di apprendere gli incalcolabili insegnamenti.

Faccio  voto di realizzare la suprema Via del Buddha.

  

È bene precisare che per raggiungere la liberazione, più che una vita moralmente ineccepibile, il buddista deve dedicarsi alla meditazione, che comporta un'energica disciplina ascetica la cui esperienza in un certo senso va al di là di ogni morale. Il praticante deve liberarsi dell'Illusione circa la realtà del mondo e soprattutto circa la sua personalità.

Ciò tuttavia non ha impedito a molti monaci d'impegnarsi attivamente a favore delle rivendicazioni democratiche e dell'indipendenza nazionale (vedi p.es. in Vietnam e in Birmania).

 

I quattro stati mentali illimitati, detti anche incommensurabili:

  • benevolenza  verso tutti gli esseri senzienti;

  • compassione (empatia);

  • gioia compartecipe, condivisa;

  • equanimità, cioè imparzialità nel considerare la realtà.

 

La scuola contemplativa

Il Buddha realizzò la Via della liberazione 2500 anni fa in India.  Successivamente i grandi maestri indiani la elaborarono con insegnamenti sul vuoto (Nagarjuna) e sulla coscienza (Asanga e Vasubandhu).  Bodhidharma trasmise l’essenza della saggezza intuitiva in Cina nel 500 d.c. e in Cina si sviluppò la scuola contemplativa (dhyana) che poi si diffuse in Vietnam, Corea e Giappone.  In cinese la parola sanscrita dhyana viene modificata in chan, in vietnamita thien, in coreano sòn e in giapponese zen.

Nella pratica della scuole contemplativa essenziale è l’intuizione della natura originaria, la natura di buddha, la chiara luce che unisce tutti gli esseri dell’universo; e vivere momento per momento con questa intuizione.  Anche nella scuola contemplativa si leggono e si studiano i testi sacri, ma si enfatizza lo spirito del loro messaggio e non il significato letterale.

La Via è semplice: praticare il silenzio mentale, osservando tutte le cose senza pregiudizi, svolgere le nostre attività quotidiane con attenzione.  Siamo così in armonia con il flusso della vita e non ci separiamo dalla realtà.  Ogni luogo e situazione saranno i nostri maestri.  Il significato della vita sta nel vivere.

L’insegnamento essenziale viene definito da Bodhidharma:

Trasmissione speciale al di fuori delle dottrine

che non si basa sulle parole e sui libri,

ma mira direttamente alla mente umana:

vedere la vera natura e realizzare la buddhità.

L’insegnamento essenziale viene definito da Bodhidharma: 
Trasmissione speciale al di fuori delle dottrine
che non si basa sulle parole e sui libri, 
ma mira direttamente alla mente umana:
vedere la vera natura e realizzare la buddhità. 

 

In  cinese:     

教外別傳   jiào wài bié zhuàn 

不立文字   bú lì wén zì  

直指人心   zhí zhĭ rén xīn 

見性成佛   jiàn xìng chéng fó  
 

 


 

In questa sessione  troverai le informazioni relative alle sessioni di pratica 

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Appuntamento serale ogni giovedì sera presso il centro Dharmayana di San Giacomo di Valle Aurina.

Orario dalle 18:45 alle 20: 45

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Comunità Bodhidharma - Valle Aurina

via Gatter 38 - San Giacomo

39030 - Italia

contatto: 3771140315  - Mu Ryang

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